Parole spirituali

La giornata del gheronda Iosif Esicasta e i divini carismi

Tramite il gheronda Iosif, il Signore ci ha voluto insegnare che egli usa misericordia con chi vuole (Rom 9, 18). Saremo noi gelosi del Padre (Lc 15, 28-30)? Egli a uno dà la sapienza, a un altro la scienza, a uno la fede, a un altro carismi di guarigioni... 

Al tramonto del sole, il gheronta Iosif non andava a dormire, ma restava in preghiera sin oltre la mezzanotte: solo dopo la lunga Ufficiatura notturna - in comune con i suoi discepoli - riposava un poco; dall’alba al tardo pomeriggio lavorava (era molto esperto nell’intagliare il legno); prima del tramonto, con gli altri consumava l’unico pasto della giornata e ritornava, da solo a solo, a parlare con Dio.

In quella località non c’era possibilità di coltivare neppure un piccolo orto (erano dotati solo d’acqua piovana!), e per diversi anni Atanasio e Arsenio andarono a lavorare a giornata in vari monasteri per procurarsi quel poco di che vivere e di che gioire nei giorni di festa. Gioia grande e giorno di festa era quando un monaco sacerdote - che viveva non lontano - si recava, un paio di volte l’anno, a celebrare la divina Liturgia e dare la possibilità di partecipare ai divini Misteri.

Come si sa, raramente i monaci accedono al sacro Ordine del sacerdozio, e solo nei grandi Monasteri si celebra la divina Liturgia regolarmente tutte le domeniche e feste.

Tramite il gheronda Iosif, il Signore ci ha voluto insegnare che egli usa misericordia con chi vuole (Rom 9, 18). Saremo noi gelosi del Padre (Lc 15, 28-30)? Egli a uno dà la sapienza, a un altro la scienza, a uno la fede, a un altro carismi di guarigioni, a uno il potere dei prodigi, a un altro la profezia, a un altro il discernimento degli spiriti, a un altro la varietà delle lingue, a un altro l’interpretazione delle lingue, distribuendo a ciascuno come vuole. (II Cor 12, 7-11). Dio infine ha scelto quanto nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto quanto nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto quanto nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla, affinché nessuno possa gloriarsi davanti a Dio (Rom I, 27-29).

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